Damon e Pythias

(Tema: Essere un buon amico)

I veri amici si fidano uno dell’altro. Una persona degna di fiducia è onesta e fidata e si può essere certi che manterrà la sua parola. I veri amici sanno di poter contare sul fatto che ciascuno di loro farà solo ciò che è giusto, che non mentiranno mai uno all’altro e che, in nessun modo, uno ingannerà l’altro. Essi vedono uno nell’altro le buone cose e non si soffermano sugli errori e sulle colpe. Naturalmente, sanno che talvolta il loro amico può commettere errori, ma in questi casi essi mostrano perdono e gentilezza nei suoi confronti.

Dovremmo tutti essere degni di fiducia, e imparare a scegliere amici che siano degni di fiducia.

C’è una nota leggenda di due amici, Damon e Pythias, che è divenuta il simbolo della fidatezza e della lealtà nell’amicizia. Si tratta di un antico racconto risalente agli albori della storia dell’umanità:

Sin da bambini, Damon e Pythias erano amici. Giocavano insieme, studiavano insieme e condividevano l’un l’altro i propri pensieri. Erano così uniti da fidarsi completamente l’uno dell’altro. La loro era una vera amicizia; avrebbero fatto qualunque cosa per essere di aiuto reciproco.

Or bene, Damon e Pythias si recarono in una città chiamata Siracusa, dove regnava un potente re di nome Dionisio. Pythias iniziò a tenere discorsi pubblici che mettevano in questione l’illimitato potere del re. Qualunque re si impossessasse del potere senza il permesso del popolo era un tiranno ingiusto, diceva alle persone che si fermavano ad ascoltare. Quando venne a sapere della crescente influenza di Pythias tra la gente, Dionisio si convinse che egli stesse tentando di spodestarlo; rabbioso e spaventato, convocò Pythias e il suo amico Damon alla sua presenza.

“Perché stai creando scompiglio tra la gente?” Chiese Dionisio a Pythias.

“Non vi è nulla di sbagliato in quel che faccio,” rispose Pythias, “Sto solo dicendo la verità.”

“Non ti credo. Tu stai cercando di spodestarmi. Dì alla gente che non dicevi la verità,” ordinò il re.

“Non lo farò,” fu la risposta di Pythias.

“Allora dovrai morire,” dichiarò Dionisio. “Qual è il tuo ultimo desiderio?”

Pythias chiese il permesso di tornare dalla sua famiglia per dire addio e mettere a posto tutte le sue cose. Dionisio si fece beffe di lui e disse che sarebbe stato un pazzo a permettergli di lasciare Siracusa ed aspettarsi che tornasse. Pythias lo implorò di lasciarlo andare, ma il re non ne volle sapere. Proprio in quel momento Damon si fece avanti.

“Pythias ritornerà se tu terrai me come prigioniero mentre lui è via,” suggerì Damon. “E se non manterrà la sua promessa, tu ucciderai me al suo posto. Certamente hai sentito parlare della nostra amicizia; devi credere, come faccio io, che Pythias non permetterà mai che il suo amico venga ucciso in vece sua.”

Dionisio rifletté su questa insolita proposta e decise di accettarla. Ma pose una condizione. Pythias sarebbe dovuto tornare entro una certa data, altrimenti Damon sarebbe stato ucciso.

I giorni passavano e Pythias non tornava. Il re, sicuro che Damon si fosse pentito del suo gesto altruistico, decise di recarsi a fargli visita in prigione per verificare se egli si considerasse un pazzo per aver creduto a Pythias. Ma con molta fiducia, Damon rispose: “Pythias è solo in ritardo; tornerà sicuramente.”

Il re rise con sarcasmo e disse: “Vedremo.”

Il giorno stabilito, Pythias non era ancora tornato. Il re fece condurre Damon di fronte al suo giustiziere e altezzosamente gli disse: “Il momento è giunto e il tuo amico non è ancora tornato per te; cosa dici adesso?”

Con molta calma Damon replicò: “Ho piena fiducia nel mio amico.”

In quel preciso istante le porte si aprirono e Pythias, contuso e senza fiato, attraversò di corsa la sala e si precipitò barcollando tra le braccia di Damon. “Grazie a Dio sei ancora vivo! Temevo che non sarei giunto in tempo. La mia nave è stata in balia di una tempesta, e i banditi mi hanno assalito lungo la strada, ma tuttavia non ho mai perso la speranza di riuscire a farcela.” Volgendosi al re, Pythias disse di essere pronto a morire.

Il re rimase così colpito dalla fedeltà e dalla risoluta fiducia dei due amici che non riuscì a portare a termine quella ingiusta esecuzione. “In tutta la mia vita non ho mai visto una tale devozione e fede nell’amicizia. Poiché mi hai dimostrato che avevo torto a dubitare di te, ho deciso di perdonarti, Pythias, ma ad una condizione.”

“Quale?” Chiesero all’unisono i due amici. “Che voi mi insegniate come si fa ad essere così amici.”